L’ arte del kobudo (o kobujutsu) si è sviluppata,
e continua ad evolversi, dalla consapevolezza di poter trasformare
in arma qualunque oggetto di cui si disponga; essa consiste
nell’uso di armi, parecchie delle quali non tradizionali, come
bo, kama, sai, nunchaku, tonfa etc. Alcune di queste erano all’origine
strumenti di vita quotidiana o attrezzi agricoli.
Il kobudo nasce e si sviluppa in un'isola dell’arcipelago di
Ryukyu, Okinawa, come il karate – do, nel periodo della dominazione
del clan giapponese Satsuma (1609 – 1879). Durante questo periodo
i principi dell’autodifesa vennero applicati a numerosi strumenti
di uso quotidiano.
Non pare verosimile, come viene spesso affermato, che il kobudo
sia frutto di un’elaborazione spontanea da parte dei contadini,
per difendersi dai loro oppressori. L’arte della guerra è stata
infatti tradizionalmente, fino a tempi recenti, una prerogativa
delle classi sociali dominanti; piuttosto è più credibile ritenere
che ad addestrare i contadini siano stati esperti maestri guerrieri,
samurai decaduti, costretti dalla crisi economica a dedicarsi
al commercio e all'agricoltura.
Fu Moden Yabiku il primo a raccogliere tutte le tecniche dei
diversi villaggi di Okinawa, ognuno dei quali era specializzato
in un attrezzo particolare; egli fondò una Società di ricerche
sul Kobujutsu per evitare che la tradizione andasse perduta,
lo insegnò e lo fece conoscere al di fuori dell’isola, in Giappone,
proprio nello stesso periodo (negli anni Venti del Novecento)
in cui Funakoshi e altri introducevano il Karate. Dopo la morte
di Yabiku fu Shinken Taira a dirigere l'organizzazione e, dal
1970, Eisuke Akamine.
Sempre all’inizio del XX secolo un altro maestro di Karate,
Shinko Matayoshi, si interessò al Kobujutsu; avendo studiato
le arti marziali cinesi sviluppò, a partire dallo studio del
kobujutsu di Okinawa, tecniche diverse da quelle di Yabiku.
Matayoshi insegnò la sua arte solo al figlio, Shimpo, il quale
iniziò ad insegnare al pubblico nel 1947 nella città di Kawasaki.
Le attuali organizzazioni di Kobudo sono ramificazioni delle
due scuole principali.
Lo strumento principale del Kobudo è il Bo, il bastone di legno
del diametro di circa 2,5 cm e lungo 180 cm.
L’arte del bastone, antica quanto l’umanità, era conosciuta
e praticata con assiduità anche dai bushi giapponesi. Le armi
giapponesi erano in ferro e in acciaio; tuttavia nelle scuole
di bujutsu in cui si insegnavano le tecniche di combattimento
con la spada e la lancia venivano usati spesso anche il bastone
ed altre armi di legno, poiché nelle esercitazioni erano meno
pericolosi delle lame. Esisteva una copia in legno quasi per
ogni arma e i guerrieri erano esperti tanto nell’uno quanto
nelle altre. Le tecniche usate per l’impiego delle armi in legno
erano sostanzialmente le stesse impiegate per le corrispondenti
armi in ferro, ma ognuna finiva per seguire una propria evoluzione
e dava vita ad una sua specifica tradizione.
In quanto arma non letale, l’uso del bastone si diffuse anche
tra quelle persone che rifiutavano l’idea di spargere sangue
e volevano solo difendersi: sacerdoti, monaci, viaggiatori,
gente comune. Era inoltre l’unica arma consentita all’interno
del palazzo reale
IL KOBUDO NELL’I.SH.K.K.A.
Il M° Monti ha appreso l'uso del kobudo dal M° Tamano,
responsabile della Scuola Shorei - Kan in Europa. Col M°
Tamano ha studiato il Bo, il Tonfa, il Sai, il Nunchaku e il
Kama. Ha appreso poi un diverso modo di utilizzare il Bo con
la Scuola Shoto - Kai giapponese tramite il M° Hiruma.
Il kobudo dell'I.SH.K.K.A. privilegia, tra le armi del kobujutsu,
l'uso del Bo e del Tanjò. Il Tanjò, il cui nome
significa "corto jo", è u bastone lungo 80
cm e del diametro di 2,5 cm, sintesi di Bo, Tonfa e Nunchaku,
attrezzo particolarmente pratico ed efficace.
Gli altri attrezzi prima descritti sono, nella nostra pratica,
di secondaria importanza.