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Sono nato a Meldola (Forlì - Cesena) il 26/03/'59

Mi sono avviato alla pratica del Karate - Do nel 1976 sotto la guida del M° Vero Freschi, allievo diretto del M° Tetsuji Murakami.

Ricordo il M° Freschi come una persona meravigliosa, sempre calmo, educato e rispettoso, ma fermo e disciplinato sia nella sua vita che
nell’ insegnamento.

Ritengo fosse il miglior tecnico italiano che lo Shoto-kai abbia formato, un vero maestro, dentro e fuori la palestra; è sempre stato una guida per me e lo è tuttora, anche se le nostre strade si sono divise.

Il M° Murakami era il responsabile tecnico per l’Europa dello stile Shoto-Kai, che incontravamo regolarmente diverse volte all’anno per stage di aggiornamento. Era magro e di piccola statura (pesava circa 50 kg), ma il suo aspetto fisico non si sposava con l’energia che sprigionava, che era immensa. Era una persona fredda e determinata, con una destrezza tecnica difficilmente eguagliabile, era l’esempio della tenacia e del coraggio, incarnava l’immagine del vero samurai. Mi sono allenato con diversi altri maestri, occidentali e orientali, molti di loro bravissimi, ma non ho più incontrato nessuno che sotto il profilo della determinazione e della freddezza fosse paragonabile al M° Murakami.

Un altro maestro giapponese con cui ho avuto l’onore ed il piacere di allenarmi, dopo la morte del M° Murakami, è stato il M° Atsuo Hiruma, proveniente dalla scuola Shoto-kai del Giappone e residente in Spagna. Il suo modo di essere e di porsi verso il prossimo è molto diverso rispetto al M° Murakami: più mite e più propenso al dialogo. Il M°Hiruma mi ha aiutato a comprendere particolari che mi erano oscuri e per questo gli sono profondamente riconoscente. Ringrazio il M°Hiruma anche per avermi insegnato l’uso del Bo della sua scuola, che è molto diverso da quello che avevo praticato con la scuola Shorei-kan del M° Toshio Tamano. I due modi mi hanno arricchito nella comprensione dell’utilizzo dell’attrezzo, portandomi ad elaborare un metodo che li comprende entrambi. E’ stato inoltre grazie al M° Hiruma che ho potuto incontrare in stage il M° Fujimoto ed apprendere dalla sua esperienza.

Devo ricordare a questo punto il M° Scarduelli Alvise, perché assieme al M° Tamano mi ha addestrato al Kobudo, disciplina che prevede l’uso delle armi tipiche di Okinawa. Mi sono allenato col M° Scarduelli per anni, incontrandolo regolarmente due volte al mese. Lo ricordo come un bravo maestro, ritengo fosse uno dei migliori allievi della scuola Shorei kan del M° Tamano, in più è anche un caro amico, sempre disponibile, ospitale, gentile.

Il M° Tamano è il responsabile tecnico dell’associazione Shorei kan per l’Europa, maestro giapponese di alto livello, serio, cordiale e rispettoso, che incontravamo per stage di aggiornamento o per gli esami di Dan e per conseguire la qualifica di tecnici. Gli sono riconoscente perché, oltre ad avermi insegnato il kobudo, mi ha fornito l’opportunità di apprendere le posizioni tipiche della scuola Goju Ryu, diverse dalle nostre. Ciò mi ha arricchito e mi ha aiutato a comprendere meglio particolari dello stile di Karate che praticavo e che pratico tuttora.

Voglio ricordare altri maestri, come Rossano Ruffini, campione di karate Shoto kan, per le risposte che mi ha fornito nel corso di lezioni da lui tenute o in altre circostanze in cui ci è capitato di incontrarci.
Sento anche il dovere di ringraziare il sig. Laghi di Forlì, tecnico di pugilato, per avermi insegnato le caratteristiche di tale arte, anch’esse utili per comprendere meglio certi aspetti del Karate, come la scioltezza e la dinamicità.

Ricordo infine con piacere il prof. Pier Luigi Aschieri, Direttore Tecnico della nazionale italiana di karate per la FIJLKAM. Il professore ha contribuito in modo notevole al miglioramento del karate, per merito della progettazione e programmazione della metodologia dell’allenamento, perché ha applicato alla disciplina le conoscenze scientifiche. Prima si procedeva spesso per intuizione, o riproponendo ciò che era stato ricevuto, senza rendersi conto pienamente delle conseguenze, talora anche negative, che certi stimoli producono sull’organismo. Prima, per apprendere una tecnica e per migliorarne l’esecuzione, si procedeva principalmente per ripetizione; oggi si cura molto di più la preparazione, si cerca di costruire i prerequisiti, perché solo in questo modo, con la consapevolezza di ciò che serve per arrivare ad un determinato risultato, si può conseguire una qualità tecnica eccellente. Sono grato e riconoscente al professore per tutte le informazioni e gli spunti di riflessione che mi ha trasmesso e posso tranquillamente confermare che se oggi ho una capacità migliore di praticare e di insegnare lo devo sicuramente anche a lui.

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